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Cibo

Un salto in Danimarca prima di andare al lavoro

Posted on8 Novembre 20188 Novembre 2018
Home  >  Cibo  >  Un salto in Danimarca prima di andare al lavoro

Oggi pomeriggio ho fatto un salto al Palazzo delle Esposizioni, al ristorante Antonello Colonna per una sfida gastronomica Italia-Danimarca. Non ho fatto in tempo ad assistere alla gara, vinta dall’Italia con una fregula sarda con halibut danese, lime e pancetta affumicata danese, ma ho comunque imparato un paio di cose prima di andare in radio.

Cose imparate oggi #1

Questa donna si chiama Stine e ha il biglietto da visita più ecologico del mondo: una matita che diventa una pianta; nel suo caso, dato che fa la PR, un non-ti-scordar-di-me. E’ un brevetto del MIT di Boston acquistato da una start-up danese, la SproutWorld. Oggi la matita Sprout (germoglio, in inglese) è venduta in oltre 60 paesi ed è usata per finalità di marketing da multinazionali di tutto il mondo. Sulla matita si può incidere il logo e il nome della società, ma anche trasformarla come ha fatto Stine in biglietto da visita con il proprio nome e indirizzo email, scegliendo il tipo di seme contenuto nella capsula posta all’estremità della matita, che in 24 ore si scioglie e libera i semi da cui dopo qualche settimana nascerà la pianta (erbe aromatiche come il basilico e il timo, o fiori come il garofano e il girasole, la margherita, il non ti scordar di me, o il pomodoro). Si può scegliere il seme, il colore, il messaggio da incidere. Ci sono anche confezioni da 5 matite, con frasi tematiche – ad esempio la Spread the Love Edition, perfetta per San Valentino, o la Mindful Edition – e le matite colorate, volendo con libri da colorare per i bambini. Sono in vendita anche su amazon.it Sprout garantisce che le matite sono fatte con legno certificato PEFC (che sta per Programme for Endorsement of Forest Certification, cioè il Programma di Valutazione degli schemi di certificazione forestale, per la gestione sostenibile delle foreste, o FSC (Forest Stewardship Council, una ONG internazionale senza scopo di lucro che ha creato un sistema di certificazione forestale riconosciuto a livello internazionale per la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati). Tutto ciò assicura che ogni volta che un albero è tagliato, ne viene piantato un altro.

Cose imparate oggi #2

Quest’altro signore invece mi ha detto tutto sul salmone. Innanzitutto mi ha confermato che, come sospettavo, il salmone biologico non esiste: gli puoi dare cibo biologico finché sta in allevamento, ma poi quello si mangia il pesce che trova. Poi che il salmone norvegese è al quinto posto nella classifica del salmone migliore, ma dipende anche da dove è lavorato. Quello della sua azienda per esempio è norvegese ma lavorato in Danimarca (4° posto), il che lo rende migliore di quello lavorato nei paesi dell’Europa orientale (5° posto). Meglio di quello norvegese è il salmone delle isole Faroe (3° posto), dove il mangime lo producono loro, per questo è più ricco di omega3 rispetto agli altri. Poi viene quello scozzese (2° posto) e infine il migliore di tutti fra quelli allevati: il salmone irlandese (1° posto), che cresce più lentamente rispetto al norvegese, il che rende la carne diversa e il prodotto più costoso.

Lui afferma che nel salmone di allevamento non c’è mercurio e altri metalli pesanti, presenti invece in quello selvaggio, che però è migliore per qualità. Sul sapore conta anche il modo di tagliarlo: oggi l’avevano tagliato in verticale anziché nel classico modo a fette orizzontali.

E’ stata una conversazione interessante e schietta, dopodiché sono finita nell’orbita della Distilleria Copenhagen e ho scoperto i benefici del gin della Danimarca.

 

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