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Musica

Buffy Sainte Marie: She used to wanna be a ballerina, di Lejla Cassia

Posted on15 Maggio 201816 Maggio 2018
Home  >  Musica  >  Buffy Sainte Marie: She used to wanna be a ballerina, di Lejla Cassia

Nord America, 1971. Il supporto americano dato all’Operazione Lam Son 719, durante la guerra del Vietnam, si rivela un errore madornale. Nel frattempo, il Black Power si mescola in modo quasi naturale con un altro movimento, chiamato Red Power, in aperto contrasto alle politiche federali ostili alle popolazioni indigene. Beverly Sainte Marie, soprannominata Buffy dai genitori adottivi, portavoce nativa di quella minoranza, ha già all’attivo sei album di cui l’ultimo, Illumination (1969), si rivela un fallimento in termini di vendite. Solo parecchi anni dopo sarà resa giustizia a uno dei primi album realizzati grazie alle sperimentazioni synth con un Synclavier e un Fairlight.

She Used to Wanna be a Ballerina ha un significato che va oltre la necessità di rientrare nei ranghi rassicuranti del folk cui l’artista ha abituato il pubblico. È un paniere di tracce legate insieme dalle capacità espressive, vocali e testuali, di Buffy Sainte Marie che prescindono dal tempo e dallo spazio. Ogni singolo pezzo è assemblato con la stessa energia e inconsapevole semplicità che l’hanno sempre caratterizzata. L’album chiama a raccolta amici fraterni e collaboratori fidati della cantautrice canadese, tra cui Jack Nietzsche, arrangiatore e coproduttore (oltre che suo compagno di vita), Neil Young and Crazy Horse con cui esegue una versione di Helpless emotiva e sensuale, Leonard Cohen che le lascia interpretare il testo di Bells, embrione della futura Take this Longing.

È un disco che brilla di luce propria grazie anche a tracce come Song of The French Partisans, rivisitazione di Complainte du Partisan di Anna Marly, che rispetto alla versione di Cohen si avvicina maggiormente al testo originale; Moratorium, schierata contro gli orrori della guerra del Vietnam (sarà anche uno dei motivi per cui subirà la censura per volere del presidente Lyndon e scomparirà dalle radio statunitensi per oltre dieci anni); mentre Soldier Blue, inserita nella colonna sonora del film omonimo, sul brutale massacro del villaggio di Cheyenne da parte della Milizia dello Stato del Colorado, anticipa il legame tra Buffy Sainte Marie e il cinema: nel 1982 vincerà l’Academy Award per la sua Up Where We Belong  in Ufficiale e Gentiluomo.

Nel 1965, durante un’intervista al Time, disse: “Ho scritto centinaia di canzoni e, tra queste, solo una mezza dozzina erano di protesta. Lascio la politica agli esperti, anche se spesso non hanno idea di cosa stia succedendo. Provo a portare bellezza nei luoghi che ne hanno bisogno, per liberarmi della noia e della cattiveria del mondo”. Una carriera da cantautrice e polistrumentista tra le più interessanti del nostro tempo, l’impegno costante per il riconoscimento di pari diritti testimoniano la capacità di Buffy Sainte Marie di essere, a tutt’oggi, portatrice sana di bellezza, a discapito degli orrori del nostro tempo.

Lejla Cassia, catanese per nascita e musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l’eleganza sonora del fratello musicista. In compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari. Attualmente collabora con Il Cibicida.

Gli altri album del 1971.

Ascolta l’album su Spotify.

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