Un paese piccolo piccolo che trabocca di musica. Dovendo iniziare, diremo che la Lettonia è un paese di cori. La musica corale è un’eccellenza coltivata dai più grandi compositori e direttori del paese. Una passione motivata dall’aggregazione, il divertimento, l’amore per il patrimonio folklorico, e quindi la difesa dell’identità nazionale durante le innumerevoli invasioni e dominazioni straniere. Una tradizione che continua a essere molto forte, infatti i cori lettoni sono tra i migliori del mondo. Alcuni nomi: il Coro Latvija dell’Accademia di Stato diretto da Māris Sirmais, il Coro della Radio Lettone, il coro giovanile Balsis (Voci) diretto da Ints Teterovskis e il coro giovanile Kamēr, fondato nel 1990 da Māris Sirmais a Riga, composto da 70 voci, che qui esegue Janu dziesma, una canto tradizionale legato alle feste del solstizio:
Arturs Maskats, celebre compositore contemporaneo, ha scritto un’opera dedicata a Valentina Freimane, personaggio leggendario in Lettonia, storica del teatro e del cinema sopravvissuta all’Olocausto. Con il libretto di Liāne Langa, l’opera racconta la storia mirabolante di Valentina (una creatura che lotta per la sopravvivenza e vince grazie alla forza e alla capacità di adattarsi alle circostanze) e quella della Lettonia nel periodo dal 1939 al 1944, anni in cui Valentina si nascose in sette rifugi diversi durante l’occupazione sovietica e nazista. Il sito The Opera Platform offre tutta l’opera con sottotitoli in inglese.
Un paese di cantanti…
La Rivoluzione Cantata alla fine degli anni ’80 è passata anche di qua oltre che nelle altre due Repubbliche Baltiche. Qui come in Estonia, ogni cinque anni c’è il Festival Nazionale del Canto e del Ballo, un mega raduno a cui partecipano 20.000 cantanti. Il primo nome nella lista sono gli Ilgi, gruppo storico del folk lettone, grandi studiosi del patrimonio folklorico, della storia antica, l’archeologia, mitologia, anche quando questo genere di studi in Lettonia significava dissentire dal regime sovietico. Con il tempo il gruppo ha allargato i suoi interessi alla musica del mondo, ad esempio riscoprendo le influenze celtiche e slave nella musica lettone, e adesso si definisce gruppo postfolk.
Biruta Ozolina, anche lei viene dal folk, ha fatto parte di vari gruppi a partire dagli anni 80, poi ha proseguito da sola, accompagnandosi al kokle, un cordofono della famiglia dello zither, lo strumento nazionale in Lettonia. Ha esplorato l’etnojazz fondando i Patina, e ha un progetto con Dj Monsta in cui oltre al folk entra l’elettronica, il basso e le percussioni:
Un trio composto da Kristine Karkle, cantante di formazione folk, Zane Smite, il più importante pedagogo vocale del paese, e Ivars Cinkuss, direttore di coro e solista. Anche qui riconoscerete l’ormai familiare refrain Ligo, Ligo…
Il Riga Saxophone Quartet, fondato oltre 20 anni fa da Artis Simanis, è un ensemble che si disfa dello stereotipo del sassofono come strumento jazz e infatti esegue trascrizioni di opere barocche-classiche e contemporanee. Qui interpreta la Suite Hellenique di Pedro Iturralde:
La Lettonia ha una grande tradizione di direttori d’orchestra: Andriss Nelsons, attualmente alla guida della Boston Symphony Orchestra, è stato allievo di Mariss Jansons. Gidon Kremer, madre lettone-svedese e padre ebreo sopravvissuto all’Olocausto, è uno dei maggiori violinisti al mondo. Da solo e con la Kremerata Baltica ha un repertorio vastissimo, da Vivaldi e Bach ai compositori contemporanei come Astor Piazzolla. Qui poi c’è anche Mischa Maiski al violoncello…
Ultimo assaggio, una diva. Ksenija Sidorova ha imbracciato la fisarmonica grazie all’incoraggiamento della nonna. È nata a Riga, ma si è perfezionata a Londra. Concertista internazionale, qui è ai Proms del 2014, con CeeLo Green che cerca di rubarle la scena indossando un pigiama a righe di lamé:
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