Per visitare Fota House ho rinunciato a un pranzo nella prestigiosa Ballymaloe Cooking School di Darina Allen, rinomata chef e autrice di una decina di libri sulla cucina irlandese. Dopo il tour della scuola ci sarebbe stato quella della distilleria Jameson a Midleton. Ma io non bevo superalcolici e Fota House, a giudicare dal sito, mi attira più di una degustazione di whiskey.
E’ una bianca residenza neoclassica circondata da un grande parco e da uno zoo, che non ho nessuna intenzione di visitare. Fota è sull’isola che porta lo stesso nome, nella baia di Cork, protetta dalla Great Island. Sembra che il nome venga dall’irlandese “Fód te”, suolo caldo, e in effetti l’isola ha un microclima assai mite che permette la coltivazione di flora esotica.
Ma il Fato è contro Fota e si mette fra me e le ruote di una Audi rosso fiammante con cui scorrazzo nei dintorni di Cork, anche non spingo mai oltre i 70-80 km orari, causa stradine di campagna e scarsa abitudine a guidare a sinistra. Avventatamente metto le chiavi nella tasca del cappotto e nel breve giro in auto con il Dottor Martin, la mia guida a Cobh, scivolano dalla tasca e vanno ad annidarsi tra il sedile di pelle bianca e il cambio in radica della sua Mercedes. Me ne accorgo solo quando, dopo averlo salutato, mi sono arrampicata su fino al piazzale della cattedrale, faccia a faccia contro un vento sferzante. Al suo cellulare risponde la segreteria, chiamo l’ufficio del turismo, chiedo perdono per la goffaggine e aspetto. Dopo venti minuti durante i quali mi convinco di avere almeno un paio di sosia in zona, a giudicare dai passanti che si rivolgono a me con familiarità e mi chiedono cose, Martin arriva con la consorte, visibilmente rassicurata sull’origine benevola delle chiavi. Salgo in macchina, disinnesco il navigatore parlante che non riesco a impostare e trovo la strada per il ritorno come si faceva una volta, a memoria, con il senso di orientamento e leggendo i cartelli stradali.
Imbocco trafelata l’entrata di Fota e finisco dritta all’ingresso dello zoo. Risalgo in auto correndo, seguo le indicazioni della commessa del negozio dello zoo e finalmente trovo il vialetto della residenza. Rose è sulla porta ad aspettarmi, insieme ad altre persone in gran tiro. È quasi l’una e mezza, alle due c’è un matrimonio. Uno dei modi di finanziare la proprietà, infatti, è affittarla per cerimonie private. Iniziamo il tour di corsa, ci sono tre piani da visitare volando. Cominciamo dalla sala allestita per la cerimonia di nozze (interessanti pareti turchese, come le piastrelle del mio bagno, anche il lampadario sontuoso non ci starebbe male) dove noto la presenza inquietante di un cero con i nomi degli sposi e relativa composizione floreale più da funerale che da matrimonio. Sinistre differenze culturali o il set di un film con Hugh Grant e Andy MacDowell? Louise e Brian, vi auguro nozze d’oro e una nidiata di nipoti.
Fota era una residenza di caccia della famiglia Smith Barry, arrivati in Irlanda nel XII secolo insieme agli invasori anglonormanni. Dal 1820 diventa la residenza fissa di John Smith Barry che la ingrandisce e trasforma in parco tutto l’isolotto su cui si trova la proprietà. Non a caso lo chiamavano John the Magnificent. Suo figlio James Hugh cura i giardini e inizia l’arboreto, arricchito dalle generazioni successive di Smith Barry. Nel 1975, alla morte di Dorothy Bell, l’ultima proprietaria, Fota viene venduta all’Università di Cork. Oggi i giardini sono del Dùchas, che in irlandese significa heritage, l’ente per la protezione del patrimonio storico, mentre la casa è gestita da un fondo apposito. Ma ci sono visitatori che non hanno bisogno di pagare un biglietto per aggirarsi tra i corridoi e le stanze della residenza.
(pubblicato in www.paoladeangelis.tumblr.com nel dicembre 2012)
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