La sera alle 8 il grande schermo in Piazza della Libertà, sulla caratteristica silhouette della città, annuncia che ci sono ancora 26 gradi. Lo fisso incredula, accaldata nei miei pantaloni di lana, e non mi capacito. Il giorno dopo sarò costretta a comprarmi una vestaglietta post-sovietica a un prezzo esorbitante. Per fortuna in valigia ho messo le hawaiane, perfette per le strade acciottolate di Tallinn.
Le notti sono bianche e lattiginose, le temperature afose. L’ondata di calore scioglie definitivamente un inverno lungo e rigido. Quando il termometro si ferma a meno 20 per vari giorni di seguito e si cammina tra muri di neve, sfido chiunque a non credere nel pessimismo cosmico. Aggiungici che alle 3 e mezza del pomeriggio è già buio e ti sorprendi che gli estoni non si siano estinti da secoli per suicidio di massa. Ma anche a questo c’è rimedio. Anzi, ce ne sono due. Contro il freddo così intenso e umido che ti entra nelle ossa, Christine la guida dice che ci sono solo due antidoti: bere qualcosa di superalcolico o fare una sauna. Non è solo un modo per asciugarsi le ossa e detossinarsi, ma un rituale in cui conta moltissimo il contatto con la natura.
È difficile aver voglia di starsene chiusi in uno stanzino a 80-100 gradi d’estate, quando si sta meglio nelle foreste o all’aria aperta. Se la sauna non mi provocasse un orribile senso di oppressione, andrei da Kalma, un locale storico, ha quasi 100 anni, con il riscaldamento a legna. Sta a Kalamaja, l’ex porto dei pescatori, con le case di legno colorate. L’ho girato un po’ con l’autobus rosso a due piani tornando da Pirita. Molto diverso dalla città vecchia, più avventuroso, con tracce del passato sovietico, la ex prigione di Patarei che ora è un museo un po’ inquietante, il museo marittimo con gli hangar che sono un monumento architettonico.
Nel frattempo ho scoperto Veljo Tormis e il regilaulud, il canto tradizionale. Ascoltando un cantautore molto lo-fi al festival della letteratura la prima sera, e poi il saggio degli studenti dell’Accademia di Musica Folk. Sono affascinata dai ritmi ripetitivi, incantatori, quasi sciamanici del loro modo di cantare. Questa è una ninna nanna intitolata “Lascia dondolare la culla”.
https://youtu.be/4VOnv1sE5ho?list=PLFE64561EF74B13EF
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