
“Margherita la Grassa era fidanzata con Ermanno il Lungo”, dice Christine, la guida, indicando una torre bassa e larga in prossimità della porta d’ingresso che dà verso il porto. Margherita ed Ermanno sono i nomi di due delle 26 torri disposte lungo il perimetro delle mura. Da qui inizia una delle due vie principali di Tallinn e la zona architettonicamente più interessante, con il maggior numero di palazzi d’epoca. A Tallinn le città vecchie sono due, in realtà, e non sono mai andate d’accordo nell’antichità: la parte alta, Toompea, era il luogo di residenza degli aristocratici, quei Tedeschi del Baltico che per secoli hanno avuto il governo della città anche sotto varie dominazioni. Oggi ospita il parlamento e la sede dl governo. Quella bassa, Vanalinn, era la città dei cittadini, del popolo, degli artigiani e dei mercanti. A differenza di Toompea, Vanalinn non è stata distrutta da incendi. Tallinn faceva parte della Lega Anseatica, associazione di città che gestiva i traffici nell’Europa Settentrionale e nel Baltico. Con la Seconda Guerra Mondiale, i nazisti sono rimasti tre anni, e dopo di loro gli estoni, anziché riconquistare l’indipendenza come lasciava sperare la Carta Atlantica, hanno visto arrivare l’Armata Rossa.

Lai e Pikk sono vie bellissime, tranquille e silenziose, senza insegne pacchiane. C’è aria d’altri tempi. I ciottoli ti costringono a un’andatura incerta, così vai piano e guardi case e palazzi splendidi, come quello delle Tre Sorelle, residenze di mercanti, magazzini, mulini, chiese defilate, che fanno il loro mestiere senza dare nell’occhio, come quella di Oleviste, un tempo l’edificio più alto d’Europa con i suoi 159 metri; le piccole vie medievali, che sembrano intatte – Laboratoorium, Kooli e Gumnaasiumi. Aria di pace e di misticismo quotidiano.
Poi quando vuoi tornare con i piedi per terra, entri in un negozio di cioccolato, o tuffi la faccia in un dolce da fumetto. Cafè culture, si chiama. Ce ne sono di tutti i tipi, storici, di tendenza, retrò, wine bar, tavole calde soviet style: il Maiasmokk, il caffè storico (dal 1864!) dove comprare marzapane e scatole di cioccolatini per la mamma; il Reval, con i muri di pietra dove mangio al volo una tartina di pane nerissimo con uovo e alice marinata alle 11 del mattino; il caffè bohemien nel Cortile del Mastro, un angolo fuori dal mondo, con tappeti, cuscini, tra il boudoir e la fumeria d’oppio (un cioccolato o un assenzio?), e quello in modernariato dove esausta mi fermo a bere una tazza di tè e un cheesecake, tra fidanzatini che si guardano negli occhi e parlano in francese, gente che legge, lavora al computer, chiacchiera.
Una libreria che vende libri in inglese e di autori estoni, con il sofà e i bollitori per il tè e il caffè è un altro luogo subito caro. Si trova nello stesso edificio dove nel 1917 venne fondato Siuru, il movimento letterario che prendeva il nome da una fenice della mitologia ugrofinnica. Movimento espressionista e neoromantico con affinità con il futurismo e l’impressionismo. Per simbolo un crisantemo bianco, Siuru oltre a diffondere la letteratura tra gli estoni (non particolarmente alfabetizzati all’epoca) riuscì a dare impulso alla creazione di una nuova letteratura autoctona negli anni della Repubblica. Siuru durò solo due anni ma i suoi componenti dvennero figure importanti nella letteratura estone del XX secolo.
Luoghi che rivedo nitidi e familiari e dove saprei orientarmi: la città è piccola e diventa subito memorabile; qui non mi sono mai persa e già questo mi sembra un complimento bellissimo. Una città che non ti dà problemi di orientamento, dove trovi la direzione a naso, e dove sei sempre connessa, come può non starti simpatica?
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