Il primo proposito per il 2019 è andare al cinema più spesso del 2018. Nella mia agendina rossa dove segno tutti i film che vedo e i libri che leggo, ho annotato solo dodici titoli, uno al mese – ma non tutti visti al cinema.
Mi sono piaciuti molto: Chiamami col tuo nome, La forma dell’acqua, Una donna fantastica, La ballata di Buster Scruggs, My Generation, The Party (con una magnifica Patricia Clarkson che poi ho ritrovato nella serie TV Sharp Objects), ma il primo film che ho visto nel 2018 è stato Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, con la magnifica Frances McDormand.
L’ultimo, La Donna Elettrica, è stato un’inconsapevole chiusura del cerchio. Entrambi i film hanno per protagoniste due donne molto forti, talmente potenti da fare quasi paura, ma soprattutto due donne con una grandissima motivazione, praticamente inarrestabili.
E’ un film islandese che in originale si intitola Una Donna va in Guerra (Woman at War in inglese), titolo che evidentemente per il mercato italiano è stato considerato troppo aggressivo e minaccioso. Il concetto di una donna che va in guerra deve essere da noi culturalmente e socialmente troppo destabilizzante. E’ già stata fatta una tesi di laurea su come i titoli originali vengono tradotti in italiano? Perché la traduzione dice tantissimo della cultura e della società di un paese.
La Donna Elettrica è la storia di Halla, una guerriera ambientalista che compie atti di sabotaggio, anzi dei veri attacchi terroristici contro cose non persone, per attirare l’attenzione sull’impatto ambientale di una fabbrica di alluminio. Halla prepara i suoi piani in modo meticoloso, pensando a ogni minimo dettaglio, è super organizzata e incredibilmente forte, resistente, sembra quasi dotata di superpoteri. Pratica arti marziali e i suoi eroi sono Gandhi e Nelson Mandela.
A parte il personaggio, quello che mi è piaciuto molto è il suo rapporto con la natura: Halla conosce benissimo il territorio, sa dove andare, come tornare indietro, dove nascondersi, ha un rapporto armonioso con la natura. Una scena che si ripete è lei che tuffa il viso tra i fiori, tra le zolle di terra, per trovare forza; ma è anche immersa in odori nauseabondi: nel fetore di una carcassa di animale o del letame di pecora. A un certo punto sta per soccombere, ma la stessa natura che la sta per uccidere è la natura che la salva.
Alla fine la vera lotta è quella tra natura e tecnologia: Halla è sconfitta da una tecnologia molto sofisticata ma connotata in modo perlopiù negativo. Una scena bellissima è quella in cui lei combatte a mani nude contro un drone che incarna tutto il male possibile (pensiamo ai disastri causati in questi giorni dai droni all’aeroporto di Gatwick a Londra), una scena che mi ha fatto pensare a quella di Odissea 2001 di Kubrick, quando il primate usa un osso per spaccare con furia e gusto quello che gli capita: c’è la stessa ferocia primordiale.
Infine una nota per la colonna sonora, suonata da musicisti in campo (un trio pianoforte, batteria, strumento a fiato, o un trio vocale tradizionale). La Donna Elettrica è stato escluso dalla corsa agli Oscar come miglior film internazionale, ma se ne farà un remake con Jodie Foster. Certe cose le devi per forza tradurre per farle accettare, un po’ come i titoli dei film in Italia.