Se dovessi riassumere Basilea, direi silenziosa e in costruzione. Qui senti lo sguisciare delle biciclette che sfrecciano veloci e lo sferragliare dei tram. Ma nonostante lo skyline punteggiato di gru, c’è silenzio. Sarà perché venendo da Roma, il rumore dei tram non è rumore, e perché non ci sono auto né clacson. Eppure non è una città salotto o vetrina, come Zurigo, ma vissuta. E’ austera, ma il rigore è ammorbidito. Oggi se googli “Basilea + riforma” esce quella recente del sistema bancario che doveva servire a rafforzare gli istituti di credito dopo la crisi (riforma che di fatto ha peggiorato le cose). Ma questa è una città di ben più antichi e seri riformatori: qui studiò Zwingli e qui nel 1536 Calvino stampò la prima edizione della “Istituzione della religione cristiana”.
Appena esce il sole di fine agosto dopo due giorni di pioggia, la gente si mette il costume da bagno e va a prendere il sole sulle spiaggette che appaiono qua e là lungo gli argini del fiume, o sui pontili, e va a nuotare con i vestiti infilati nel “pesce”, la busta sigillata che fa da galleggiante, lasciandosi scivolare intrepida lungo il Reno. I “pesci” li vendono negli uffici del turismo, ma anche sulle barchette che fanno la spola (28 franchi, mi pare). La chef de salle della Volkshaus mi dirà che sono molto utili quando vai al mare in due e sei costretto a fare il bagno una alla volta, per timore di lasciare le cose incustodite sulla spiaggia. Invece se ti porti “il pesce piccolo”, ti diverti di più.
Ah, le barchette! Ci passerei tutto il giorno. L’ho presa di nuovo, insieme a una coppia di giapponesi e una ragazza italiana, e avevamo tutti l’aria estasiata. Io vorrei che la traversata non finisse più: niente motore, niente remi né vela, solo il filo che lega la barca al cavo teso sopra il fiume mentre si scivola lenti controcorrente. Le barche di legno sono colorate, arredate con vasi di fiori, cuscini, opuscoli turistici e piccola mercanzia. Trovo l’ultima moneta da 2 euro e il traghettatore mi dà perfino 40 centesimi di resto prima di arrivare. Poi però devo scendere. Di nuovo.
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